Renzi, le riforme e il Metodo Supercazzola
di Marco Travaglio | 15 dicembre 2014
Condirettore de Il Fatto Quotidiano e scrittore
Il Metodo Supercazzola, tutto chiacchiere e distintivo, non
l’ha certo inventato Renzi: la cosiddetta seconda Repubblica è piena di
annunciatori, promettitori, declamatori che a parole ci hanno salvati non una,
ma cento volte, poi nei fatti ci han rovinati. Renzi l’ha solo affinato ed
elevato alla massima potenza. Funziona a tappe.
1. Scoppia uno scandalo o giunge una notizia negativa.
2. Il piè veloce Matteo lancia subito un messaggio di segno
opposto – via Twitter, Facebook, slide, conferenza stampa, Leopolda, video –
per scacciare o declassare il precedente dai titoli di tg e giornali.
3. La stampa più credulona del mondo abbocca compiacente e
strombazza la reazione del premier oscurando l’azione che l’ha provocata:
“svolta”, “stretta”, “giro di vite”, “linea dura”, “così cambierà”,
“rivoluzione”, “subito”, “ora”, “scatta”, “spunta”.
4. Le rare volte in cui la tradizione orale diventa scritta,
e cioè il messaggio si traduce in testo di legge, tg e giornali ripetono paro
paro i titoli già fatti sull’annuncio renziano. Chi legge si divide fra due
possibili reazioni: “ah, allora era proprio vero, questo Renzi è un uomo di
parola”, oppure “ah, credevo che la legge ci fosse già, vabbè comunque ora
c’è”. Naturalmente la legge non c’è nemmeno ora: è solo un ddl che il governo
lancia come un aeroplanino di carta nell’oceano delle aule parlamentari e va a
marcire sui fondali senza lasciar traccia di sé.
5. Al primo nuovo scandalo o fatto negativo, la maggioranza
ripesca quel che resta dell’aeroplanino e annuncia che il ddl è in discussione
e verrà presto approvato, anzi adesso, subito. I giornali riannunciano: è
fatta. Intanto il Parlamento ha altro da fare (di solito qualche decreto o
legge delega da approvare alla svelta con la fiducia: roba perlopiù inutile
tipo le ferie dei giudici o dannoso come il Jobs Act), o comunque la
maggioranza si spacca (di solito per le norme davvero utili o urgenti, tipo
contro la corruzione e la mafia); segue bombardamento di emendamenti e il ddl
torna sul binario morto.
6. All’ennesimo nuovo scandalo o fatto negativo, confidando
nella smemoratezza generale e nella complicità della stampa, Renzi riannuncia
lo stesso annuncio già annunciato qualche mese prima, strappando gli stessi
titoli nei tg e sui giornali, e riparte la rumba.
Risultato: zero, nessuna legge sulla Gazzetta Ufficiale. E,
anche nel caso rarissimo in cui la legge venga approvata, dopo mesi o anni si
scopre che: a) nessuno s’è curato di varare i decreti delegati o le norme
attuative, dunque il provvedimento è rimasto lettera morta e nulla è cambiato;
b) oppure la legge contiene un codicillo infilato all’ultimo momento che la
rende inapplicabile o sortisce l’effetto opposto a quello annunciato (vedi
legge Severino e voto di scambio). Ora torna di gran moda l’anticorruzione.
Martedì: “Renzi: non lasceremo la Capitale ai ladri, chi sbaglia paga” (La
Stampa). Mercoledì: “Corruzione, pene più dure” (Corriere), “Stretta sui
corrotti: carcere più duro e soldi restituiti”, “Il giro di vite di Renzi” (Repubblica).
Venerdì: “Ecco il piano anticorruzione: pene aumentate del 50% e prescrizione
più lunga” (Repubblica), “Pene più alte e beni da restituire” (Corriere).
Sabato: “Corruzione, pene più dure. In cella anche chi patteggia”, “Sì alla
stretta anticorruzione: pene più alte e beni confiscati. Il premier: ora
processi veloci” (Repubblica), “Stretta del governo sulla corruzione”,
“Corruzione, così aumenta la pena” (Corriere), “La svolta di Renzi: ‘Pronto a
mettere la fiducia’”, “Renzi: ‘Non daremo tregua’” (La Stampa). Leggendo
meglio, si scopre che gli ora e i “subito” sono balle: non è un decreto, è il
solito ddl che non ha i numeri in
Parlamento, perché Ncd e FI non lo voteranno mai e, se Renzi
chiedesse aiuto ai 5Stelle, farebbero cadere il governo. Un’altra pera di droga
ed estrogeni nelle vene esauste del Paese, aspettando che passi la nuttata.
Come diceva Sabina Guzzanti ai tempi di un altro celebre
supercazzolaro: “Il canale di Sicilia è pieno di auto di cittadini convinti che
il Ponte sullo Stretto sia stato costruito”.
il Fatto Quotidiano, 15 dicembre 2014
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