NON VI SEMBRA DI
NOTARE QUALCHE SOMIGLIANZA CON L’ITALIA?
La ricaduta
della Grecia ‘incaprettata’ dal memorandum
di Francesco De Palo | 9 dicembre 2014
Dopo due anni di memorandum, riforme, tasse e scorciatoie per i più furbi
(casta compresa), il “gioco dell’oca della Grecia” fa tornare tutti al punto di
partenza: Berlino compresa. Non è bastato prendere in mano una
calcolatrice e stendere, numericamente, l’elenco di chi deve dare e di chi deve
avere in questa partita doppia. Una strategia, quella applicata alla Grecia nel
2011 (ma che molti avrebbero voluto estendere in questo triennio anche agli
altri Piigs), che oggi si scontra con la realtà dei fatti.
Alzare la mano e criticare la direttrice di marcia imboccata dai creditori
internazionali non significa automaticamente essere antimerkeliani o fautori
dello spreco. Anzi.
I fatti di oggi, con le Borse europee in panico per il rischio elezioni
anticipate in Grecia, dimostrano che la medicina somministrata ad
Atene non ha curato il malato che, al netto di un ritorno sui mercati
che ha giovato solo alle agenzie di rating e a qualche speculatore, è ben
lontano dall’essere sanato.
La troika in Grecia ha deciso di aumentare improvvisamente la pressione
fiscale, tagliare i diritti di tutti, distruggere la sanità, dimenticarsi della
Lista Lagarde, lasciare che le autorizzazioni a procedere per i parlamentari
corrotti ammuffissero nei cassetti della Camera, accettare che lo Stato il
giorno prima delle urne del giugno 2012 spendesse altri milioni di euro per
l’acquisto di carri armati Leopard, non riformare la giustizia che persegue
oggi imprenditori finiti sul lastrico per la crisi (sono i nuovi poveri nel
Paese) mentre lascia liberi quei banchieri che hanno truffato i correntisti e i
prefetti che sul conto si sono ritovati decine di milioni di euro.
E soprattutto lasciando che in carcere finisse solo uno: l’ex braccio
destro di Andreas Papandreou, Akis Tsogatsopulos, regista di trent’anni
di ordini milionari di sommergibili e armamenti vari, la cui ombra inquieta ancora
oggi moltissimi politici del Paese che ne temono le rivelazioni.
Avrebbe, invece, dovuto sanare gli sprechi, chiamare a contribuire
tutti in modo proporzionato alla propria forza economica, non impoverire
ulteriormente i poveri, non svendere la Grecia a multinazionali e ricconi che
hanno fatto affari d’oro, chiedere conto a Berlino dello scandalo Siemens per
gli appalti alle Olimpiadi del 2004, incastrare i grandi evasori ellenici
anziché far arrestare il giornalista che ne dava conto, stimolare la politica
che ha prodotto l’attuale buco a coprirlo (almeno parzialmente) con
investimenti a lungo e medio termine, sfruttare gli idrocarburi così come sta
facendo Cipro in tandem con Israele.
Qual è il risultato oggi? Che il governo conservatori-socialisti anticipa
il voto per il presidente della Repubblica senza avere un accordo di massima
interpartitico, con il rischio di elezioni anticipate. Ma soprattutto, al di là
delle schermaglie politiche che fanno gola a talk show e retroscenisti,
semplicemente ad Atene anche chi ha spalancato le porte del Partenone alla
troika, ha compreso (solo oggi?) che tutto è stato un grande bluff.
E che forse sarebbe valsa la pena ascoltare l’allora premio nobel per
l’economia Christopher Pissarides, che nel 2011 fu l’unico ed il solo a
chiedere di ragionare su un default controllato della Grecia. Aniché imporre un
memorandum che ha sempre più il sapore di un incaprettamento.
twitter @FDepalo
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